STASERA CON ParlaMente 18 luglio 2014

martedì 31 dicembre 2013

I Dentici, talenti folk dalla Sicilia: "Cantiamo la ribellione al potente"

Oggi vi propongo il primo singolo inedito de I Dentici, giovanissimo gruppo folk siciliano composto da Simone e Luca Riillo: La Ballata di Sandro.



E' possibile scaricare gratuitamente il brano qui: La Ballata di Sandro - Download

Questa è la mia intervista a I Dentici, realizzata per Il Sette e Mezzo Magazine:


I Dentici, nomen omen: due gemelli, Simone e Luca Riillo, con la passione per la chitarra acustica e il folk italiano, nati e cresciuti nella cittadina in provincia di Caltanisetta, Niscemi. I Dentici, il nome deriva, dalla battuta del fratello maggiore che durante una cena, vedendo un dentice a forno, esclama ai fratelli:”Ma voi siete I-Dentici!". Nascono agli inizi di luglio 2012. Di strada ne hanno ancora tanta da fare, ma dalla loro parte hanno il talento e l’entusiasmo. Dopo essersi fatti conoscere riproponendo i maggiori successi di De André e del cantautore Alessandro Mannarino, adesso si cimentano nella produzione di inediti. “Il tema dei nostri pezzi è la ricerca della libertà, la ribellione al potente”.

 I Dentici sono anche su Facebook!

lunedì 30 dicembre 2013

Storie di immigrati, storie di europei: il Lampedusa Hamburg FC

L’anno si chiude e ogni tifoso di calcio che si rispetti resta in trepidante attesa del giro di boa. Anno nuovo, squadra nuova. Magari anche la classifica cambia, con il mercato in apertura. Un paio di acquisti freschi sotto l’albero, preferibilmente un bomber e un giovane di belle speranze. Ma non solo: guai a dimenticare la Champions League! D’altra parte è adesso che cominciano le sfide stellari tra le grandi d’Europa, e che nomi. Messi e Ronaldo, Balotelli e Gotze, Gibri e Bright. Un momento. Cosa ci fanno due perfetti sconosciuti tra le stelle del firmamento pallonaro? Eppure Bright è un giocatore estremamente duttile, solido centrocampista e insidia delle difese avversarie quando gioca in attacco. Gibri ricopre il ruolo di mezzala, è uno dei più giovani della sua squadra e sogna di diventare come Asamoah. Anche lui, al pari dell’esterno in forza alla Juventus, è ghanese, ma non è stato un osservatore europeo a farlo approdare al calcio. La sua strada è passata dal Sahara, poi il Canale di Sicilia rischiando la vita per giorni, fino all’approdo a Lampedusa. Cinquecento euro assegnati dallo stato italiano e via, senza tante cerimonie, in balia di sé stesso con le tasche semivuote. Una lunga odissea che dal Mediterraneo porta fino all’estremo nord della Germania, ad Amburgo. Ben lontano dalla Jungfernstieg e i suoi negozi di alta moda dove si consumano le esistenze di ricchi e turisti, vale a dire nel quartiere di St. Pauli, un fazzoletto di terra affacciato sull’Elba, rifugio di operai che a fine turno riempiono di chiacchiericcio i pub odorosi di birra e fritto stantio. Le bettole vicino al porto che accolgono i marinai, il distretto a luci rosse di Reeperbahn. Un intreccio di suggestioni potenti fatti di presente e passato, per esempio quello di quattro ragazzi inglesi che all’inizio degli anni Sessanta suonarono, da semisconosciuti, nei locali da suburra prima di divenire quei Fab Four che hanno conquistato il mondo con le loro canzoni.

È il futuro quello che manca, in una delle zone più economicamente depresse della Germania. Ciononostante è proprio da qui che un gruppo di africani scampati a fame, guerra e persecuzioni ideologiche si ritrova a decidere, alle porte dell’estate del 2013, di indossare gli scarpini e scendere sul prato verde, se non altro per dare un nuovo senso alle proprie vite. “I documenti europei che ci hanno dato in Italia per il momento ci permettono di restare qui, – spiega Affo Tchassei ai microfoni di Repubblica – ma non di cercare un lavoro, avere assicurazione sanitaria o pensionistica, diritto alla scuola per i nostri figli”. Così i ragazzi, sotto la guida del mister Takyi Stephen, fondano una vera e propria squadra. Il nome? Lampedusa Hamburg FC, cristallino come il riflesso del sole sul mare dell’isola e profondo come gli abissi che di migranti ne hanno inghiottiti troppi, perché l’Europa rimanga sorda. Eppure ancora oggi permane la convinzione che si tratti di un problema locale, alla pari di un fastidioso inconveniente che va liquidato nel modo più rapido possibile: ebbene, oltre i calcoli politici e ragionieristici ci sono delle vite che cercano di salvarsi da una condanna sicura in paesi in cui ogni diritto è calpestato. Gibri, Bright, Affo e i loro compagni non si perdono d’animo, nemmeno quando il sindaco vieta al pastore Sieghard Wilm di ospitare la squadra in un container nel giardino della chiesa di St. Pauli. Così il Lampedusa Hamburg si trasferisce dentro la chiesa, dividendo le giornate tra allenamenti e partite amichevoli con la prestigiosa squadra del quartiere, l’FC St. Pauli. La Nave Corsara – come viene affettuosamente soprannominato il club dai tifosi – naviga oggi in acque limpide nella Serie B tedesca, lottando per la promozione. Per questo motivo quando, la formazione del coach Stephen sconfigge di fronte ad uno stadio gremito per 5-4 i ben più quotati padroni di casa, è festa. Nulla in palio, si tratta solo di un’amichevole, ma la compagine africana è cosciente di aver vinto qualcosa di più. Sarà che quei cinque gol sono stati messi a segno con la forza della speranza o con la voglia di libertà, ma da allora ogni mercoledì a St. Pauli sfilano cortei per l’integrazione degli immigrati. Forza LampedusHamburg allora: perché ogni loro successo è, almeno un po’, anche nostro.

Samuel Boscarello per cogitoetvolo.it