È il futuro quello che manca, in una delle zone più economicamente depresse della Germania. Ciononostante è proprio da qui che un gruppo di africani scampati a fame, guerra e persecuzioni ideologiche si ritrova a decidere, alle porte dell’estate del 2013, di indossare gli scarpini e scendere sul prato verde, se non altro per dare un nuovo senso alle proprie vite. “I documenti europei che ci hanno dato in Italia per il momento ci permettono di restare qui, – spiega Affo Tchassei ai microfoni di Repubblica – ma non di cercare un lavoro, avere assicurazione sanitaria o pensionistica, diritto alla scuola per i nostri figli”. Così i ragazzi, sotto la guida del mister Takyi Stephen, fondano una vera e propria squadra. Il nome? Lampedusa Hamburg FC, cristallino come il riflesso del sole sul mare dell’isola e profondo come gli abissi che di migranti ne hanno inghiottiti troppi, perché l’Europa rimanga sorda. Eppure ancora oggi permane la convinzione che si tratti di un problema locale, alla pari di un fastidioso inconveniente che va liquidato nel modo più rapido possibile: ebbene, oltre i calcoli politici e ragionieristici ci sono delle vite che cercano di salvarsi da una condanna sicura in paesi in cui ogni diritto è calpestato. Gibri, Bright, Affo e i loro compagni non si perdono d’animo, nemmeno quando il sindaco vieta al pastore Sieghard Wilm di ospitare la squadra in un container nel giardino della chiesa di St. Pauli. Così il Lampedusa Hamburg si trasferisce dentro la chiesa, dividendo le giornate tra allenamenti e partite amichevoli con la prestigiosa squadra del quartiere, l’FC St. Pauli. La Nave Corsara – come viene affettuosamente soprannominato il club dai tifosi – naviga oggi in acque limpide nella Serie B tedesca, lottando per la promozione. Per questo motivo quando, la formazione del coach Stephen sconfigge di fronte ad uno stadio gremito per 5-4 i ben più quotati padroni di casa, è festa. Nulla in palio, si tratta solo di un’amichevole, ma la compagine africana è cosciente di aver vinto qualcosa di più. Sarà che quei cinque gol sono stati messi a segno con la forza della speranza o con la voglia di libertà, ma da allora ogni mercoledì a St. Pauli sfilano cortei per l’integrazione degli immigrati. Forza LampedusHamburg allora: perché ogni loro successo è, almeno un po’, anche nostro.
Samuel Boscarello per cogitoetvolo.it
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