STASERA CON ParlaMente 18 luglio 2014

martedì 22 luglio 2014

Intervista a ParlaMente per TVR Xenon - Video

ParlaMente si concede quattro chiacchiere e svela così i suoi sogni più arditi nonché la sua vocazione. Cos'è ParlaMente? Ne parlo insieme a Luca Giarmanà e Giorgio Di Pasquale su TVR Xenon.


Samuel Boscarello per ParlaMente

mercoledì 16 luglio 2014

Se non ci ascolteranno canteremo più forte

La questione palestinese è la più grande vergogna della diplomazia occidentale. Una storia che comincia da lontano, partendo dalla dichiarazione Balfour del 1917 e sviluppandosi in una spirale di kibbutz, immigrazione, petrolio e armi. Sembra assurdo, eppure parliamo di un conflitto lacerante nell’epoca in cui l’Onu si pone a salvaguardia della cooperazione non violenta, l’Europa è unita dalla democrazia e dalla bandiera a dodici stelle e la guerra sembra roba da libri di storia. Poi accade che una squadra aerea israeliana metta a ferro e fuoco la Striscia di Gaza e tutte le illusioni della civiltà euro-americana saltano irrimediabilmente.

Le colpe sono gravi e non risparmiano nessuno, da quel capitalismo selvaggio a cui conviene mantenere l’instabilità politica nelle zone più ricche di materie prime, fino al disinteresse verso le questioni di politica estera, che già Davide Ricca ha chiaramente sottolineato. Ciò che spaventa di più è il benaltrismo malsano. Lo si può riscontrare ovunque, nelle sedi di partito, sui social network, tra i capannelli che si formano nei bar attorno alla copia del giornale fresca di edicola. Di fronte all’abisso nero del mercato impazzito, dei licenziamenti e della cassa integrazione, dello spread, del rating e di altre cento parole il cui significato meno è chiaro e più fa paura, non c’è spazio per altre riflessioni. È questo il vero dramma della crisi: ci ha resi tutti più egoisti. Che senso ha curarsi dell’immigrato che scappa dagli squadroni della morte o del malato terminale che deve trasferirsi in Svizzera se vuole morire prima che la natura faccia il suo corso, se già il nostro futuro è di per sé minacciato?

Da questo punto di vista, figurarsi se dovessimo occuparci delle vicende che avvengono in un fazzoletto di terra in Medio Oriente! Eppure una visione così miope è proprio quella che non ci permette di superare gli ostacoli della realtà. Non bisogna stupirsi infatti se gli individui più disinteressati sono proprio i giovani, attanagliati dalla paura di sprecare la propria vita a inseguire chimere e poi ritrovarsi con un assegno di disoccupazione in mano. Parlo in terza persona, poiché gli altri potranno anche arrendersi al nichilismo, io no. Da rappresentante degli studenti al Liceo “Secusio” di Caltagirone, tra manifestazioni e assemblee ho incontrato gente che viene colpita dalla sindrome di Tourette non appena sente parlare di politica e persone che il 25 aprile andrebbero in giro con il lutto al braccio. Ma ho visto anche tanti ragazzi che vogliono agire, animati dalle intenzioni migliori e da un acuto spirito critico.

È vero, non siamo quelli de “la fantasia al potere” e delle grandi lotte studentesche, ma consideriamo che la nostra età è il crepuscolo delle ideologie, a causa del trasformismo politico e della commercializzazione di ogni cosa. Non cerco di giustificare l’inerzia scaricando la colpa sulla società: lo hanno già fatto in troppi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma l’ambiente in cui cresce un giovane italiano è la Gaza delle passioni, tra pregiudizi duri a morire e un consumismo elevato all’assoluto. Se prima nelle piazze parlavano Berlinguer e Pertini, adesso assistiamo ad un comico che vuole spaccare tutto e ad un pregiudicato che spaccia dentiere. Ho visto insegnanti prendere a badilate le aspirazioni di comuni maturandi con la rassegnazione di chi a quel crepuscolo vi assiste impotente.

Ebbene, chi trova solo la forza di lamentarsi senza cambiare nulla si limita a osservare le pennellate di rosso e blu mentre si mescolano, il disco solare ormai basso all’orizzonte. Poi c’è chi non vuole restare fermo a guardare, ma scalpita per entrare in azione ed è animato da una fame insaziabile. Siamo noi, riuniti in piccole colonie come gli “esiliati dal mondo delle favole” di Mannarino. Il nostro cenacolo potrà chiamarsi Ateniesi o ParlaMente (un progetto con cui io ed altri ragazzi cerchiamo di riunire chi a guardare il tramonto non ci sta), ma i nomi non contano se consideriamo ciò che siamo davvero: romantici rivoluzionari, che hanno bisogno di unirsi ed infondere fiducia a se stessi, a chi l’ha persa e a chi non l’ha mai avuta. Continueremo a lottare con le idee e battere alle porte di coloro che non ci ascoltano, a difendere la libertà e cantare canzoni di pace. Se non ci ascolteranno canteremo più forte.
Samuel Boscarello per Ateniesi

domenica 13 luglio 2014

Salvini contestato in Sicilia - Caltagirone (CT)

Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini, giunto in mattinata a Caltagirone (CT) dopo aver visitato il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo - in cui ha proposto la costruzione di strutture del genere in Nordafrica - è stato duramente contestato al termine della sua visita. Un gruppo di persone lo ha atteso all'uscita con cartelli che lo additavano come "persona sgradita" e bandiere del movimento No Muos. Salvini è entrato in auto protetto da un cordone di agenti delle forze dell'ordine e si è diretto verso il Mausoleo di Don Luigi Sturzo, nel centro storico della città, seminando i contestatori.
Noi di ParlaMente eravamo lì per documentare i fatti e porre alcune domande al leader leghista, che a causa del tumulto non siamo riusciti a raggiungere. In particolare avremmo voluto chiedergli:

1- Il suo partito ha sempre manifestato tendenze autonomiste, quando non separatiste, rispetto al Meridione. Nonostante ciò, lei fa leva sulla questione immigrati per ottenere voti al Sud. Non le suona populista tutto ciò?

2- Lei ritiene di dover destinare il denaro riservato all'operazione Mare Nostrum per aiutare gli extracomunitari nei loro paesi d'origine. In senso pratico, con quali mezzi e istituzioni intende effettuare questa  grande operazione?

3- Riguardo alla politica interna, vista la crisi di Forza Italia, se si costituisse un asse tra Fi, Ncd e Fdi la Lega Nord che posizione assumerebbe?

4- Ha firmato per indire le primarie del centrodestra e pare che lei possa essere il candidato favorito nella competizione per la leadership. Come pensa di coniugare l'indipendentismo della Lega con l'ideologia unitaria di Fdi, quella liberale di Fi e le idee cristiano-democratiche di Ncd senza provocare fratture?

Samuel Boscarello per ParlaMente

martedì 8 luglio 2014

Critica della ragion grillina

Il Movimento Cinque Stelle è un singolare caso comunicativo. Lungi dalla classificazione dei pentastellati come forza di sinistra o di destra, la loro retorica è una delle più efficaci. Anzi, è proprio l'impossibilità di qualificare il M5S con una precisa ideologia politica a costituire il punto di forza dell'intero sistema comunicativo, che attinge alle più disparate fazioni, dagli ex comunisti ai nostalgici del ventennio, sotto un'unica egida: “destra e sinistra sono solo congiunture”, come canta Ognuno vale uno, l'inno del movimento. In altre parole, un esempio del contraddittorio armamentario costituito dalle idee propugnate già dai tempi del primo V-Day. Partecipazione diretta del cittadino alla vita politica, totale indipendenza della stampa dal potere, onestà e disponibilità al dialogo con forze di ogni orientamento sono valori più che nobili, ma messi in pratica nel peggiore dei modi. 

La democrazia diretta è solo una maschera che ricopre il volto del tandem Grillo-Casaleggio, in questo modo libero di indire votazioni di massa sul modello Gesù o Barabba nel caso delle famigerate espulsioni oppure di lasciare agli attivisti decisioni politiche di grande peso, consapevole allo stesso tempo di poter influenzarne l'esito in modo decisivo. Si prenda ad esempio la recente decisione sul gruppo europeo di appartenenza del M5S. Tre scelte a disposizione degli iscritti di cui una praticamente inutile, ossia il rifiuto di aderire ad alcun gruppo a costo di pesanti limitazioni dell'attività parlamentare. Esclusi a priori i Verdi, le opzioni rimanenti sono l'Efd di Farage e i conservatori dell'Ecr. A parte i link ai rispettivi video di presentazione dei due partiti, lo specchietto riassuntivo delle rispettive caratteristiche è imparziale come un manifesto di propaganda: alle poche fredde righe sull'Ecr si contrappone l'apologia dell'altro, in particolare dell'Ukip, trasformato improvvisamente in un partito aperto e progressista. Ma soprattutto ad influenzare il risultato finale, l'ovvio trionfo dell'Efd con il 78% dei voti, è un incipit che loda il gruppo come “l'opposizione più strenua al federalismo basato sull'austerity e alla concentrazione del potere nelle mani dei burocrati non eletti a Bruxelles” nella scorsa legislatura. Per non parlare del contrasto “al potere delle grandi banche, delle multinazionali e all'eccessiva burocrazia”, sirena ammaliante nei confronti di una certa base populista che alimenta il M5S. 

Cambiano i temi, ma la strategia è sempre la stessa e consiste nella demonizzazione assoluta dell'avversario, concentrata in poche parole chiave che trovano terreno fertile nelle tendenze cospirazionisteriscontrabili in parecchi attivisti e simpatizzanti, ossia lo straordinario talento di spiccare voli pindarici nel tessere improbabili tele di potere fatte di lobby, multinazionali, banche, politici e, naturalmente, massoneria. L'ossessione verso il potere costituito costringe i grillini a vanificare ogni collaborazione proficua con l'avversario, considerato alla stregua di un cane rabbioso in procinto di mordere e propagare la sua malattia, e a santificare il web come Altare della Libera Informazione. Con il risultato di prendere cantonate clamorose (magistrale la papera del deputato Vega Colonnese sull'ordine del Viminale di annullare parte dei voti dati ai Cinquestelle alle Europee), poiché viene dimenticato un particolare marginale, cioè che qualunque grafofilo in cerca dei warholiani quindici minuti di fama è in grado di scrivere enormi panzane e renderle virali. 

Questo vecchio sistema contaminato dalle macerie della Prima Repubblica e da un capitalismo malato genera insicurezza, malcontento e disorientamento tra i cittadini. Così la retorica scontrosa di Grillo, le sguaiate contestazioni dei suoi parlamentari, le promesse di vendetta sulla “casta” sublimano la protesta in manifestazioni di violenza verbale contro chiunque dissenta dal pensiero ortodosso, accusandolo di collusione con i partiti (queste entità demoniache alla cui forma il M5S è, suo malgrado, così vicino). Un po' come si usava fare con i dissidenti trockisti ai tempi di Stalin. Del resto, lo stesso leader genovese ha ammesso a più riprese di essere oltre il totalitarismo, nell'impeto delle sue filippiche in cui annuncia processi pubblici per i giornalisti, i primi ad essere colpiti dallo tsunami reazionario. Chiamatele provocazioni, boutade o sciocchezze, non potrete cambiare quel che sono in realtà: incitazioni all'odio. Il guaio è che la gente gli crede pure.

Samuel Boscarello per ParlaMente