STASERA CON ParlaMente 18 luglio 2014

sabato 27 luglio 2013

I "grillini" d'Australia: nel cuore del Partito Wikileaks

Che la nuova frontiera della politica fossero i partiti 2.0 si sapeva già. Ma la notizia che ha fatto in poche ore il giro del mondo è che uno degli uomini più ricercati del pianeta ha inaugurato, in videoconferenza dall'ambasciata ecuadoregna a Londra, il Wikileaks Party. Julian Assange, dopo le rivelazioni pubblicate sul celebre sito che hanno messo in imbarazzo i diplomatici di mezzo mondo, dichiara ancora una volta lotta aperta al sistema e lo fa candidandosi al Senato dell'Australia, suo paese d'origine, insieme ad altri sei esponenti del partito in lizza per gli stati di Victoria, Nuovo Galles del Sud e Australia Occidentale.

VICTORIA

Julian Assange - Giornalista con un passato da hacker, co-fondatore di Wikileaks e ricercato per spionaggio dagli Usa e con l'accusa di molestie sessuali dalla Svezia, si trova in status di rifugiato politico all'interno dell'ambasciata ecuadoregna a Londra.




Leslie Cannold - Scrittrice ed attivista, è presidente di Reproductive Choice Australia e sostenitrice dei diritti delle donne. La sua organizzazione ha giocato un ruolo decisivo per la depenalizzazione della pillola abortiva Ru486.

Binoy Kampmark - Docente universitario al Royal Melbourne Institute of Technology, si occupa di storia, diritto e relazioni internazionali. Sta ultimando una pubblicazione riguardo l'evoluzione del concetto di "stato canaglia" negli Usa.

NUOVO GALLES DEL SUD

Kellie Tranter - Avvocato e attivista per i diritti umani, ha tenuto numerose conferenze in cui ha parlato di sfruttamento economico, cambiamenti climatici e democrazia di genere. Il suo impegno sociale e politico è stato riconosciuto dalla Women's Electoral Lobby.
Alison Broinowski - Giornalista e scrittrice, ha lavorato come free-lance in Giappone e successivamente anche in Filippine, Giordania e Corea del Sud in qualità di funzionaria diplomatica per il Dipartimento di Affari Esteri.

AUSTRALIA OCCIDENTALE


Gerry Georgatos - Giornalista d'inchiesta ed attivista per i diritti umani, si occupa principalmente delle problematiche che riguardano le comunità aborigene: povertà, suicidi e vagabondaggio. E' stato anche difensore dei diritti dei rifugiati e promotore di campagne contro la droga.

Suresh Rajan - Economista e consulente finanziario, si batte anche per la tutela dei disabili e delle comunità etniche. E' presidente della National Ethnic Disability Alliance.



E non solo: il Partito Wikileaks annuncia sul proprio sito web di aver intenzione di inserirsi anche nelle liste di Queensland e Tasmania, mentre si avvicinano le elezioni previste per settembre. Tecnicamente il partito esiste dallo scorso 23 marzo, data in cui è avvenuta la registrazione alla Commissione elettorale australiana e oggi i presupposti per un ottimo risultato elettorale ci sono tutti. Un sondaggio nazionale condotto ad aprile ha dimostrato che il 26% degli elettori sarebbe disposto a sostenere il Wikileaks Party, con un picco del 36% nel Nuovo Galles del Sud; inoltre solo nel primo mese si sono registrati 1300 iscritti. Certo, non è molto rispetto ai cinquantamila e agli ottantamila che contano rispettivamente il Partito Laburista e quello Liberale, le due principali fazioni politiche del paese, ma di questo passo le cifre aumenteranno rapidamente. 

Alle ultime elezioni del 2010 la sinistra dell'attuale Primo Ministro Kevin Rudd, che ha preso il posto della dimissionaria Julia Gillard, ha vinto con un margine di appena trentamila voti, condizione che ha portato ad un equilibrio parlamentare delicatissimo. E' proprio contro questo sistema bipartitico che Assange si propone di combattere, con semplici ed incisive parole d'ordine. Mettiamo una luce sull'ingiustizia e sulla corruzione, sottotitolo E' il momento per un reale cambiamento, è lo slogan per la campagna di iscrizione al partito, che si unisce ai tre principi basilari del movimento: trasparenza, responsabilità, giustizia. Naturalmente non può mancare tra gli ideali del Wikileaks Party la strenua difesa della rete libera e incontrollata da parte degli organi di potere, ribadendo di voler portare "il giornalismo investigativo nel cuore del Senato australiano". La priorità è quella, non si discute. "Il nostro è un partito che controllerà, non è un partito di governo", continua il fondatore calcando una scia che accosta la sua neonata organizzazione ad una linea affine a quella del Movimento Cinque Stelle, solo che a differenza di Beppe Grillo Assange concorre in prima persona ad uno scranno parlamentare. In caso di vittoria il giornalista potrebbe contare sulla possibilità di utilizzare la sua elezione senatoria come salvacondotto per porre fine alla sua odissea e tornare in patria, anche se a questo proposito avrà a disposizione un limitato periodo di tempo. Se infatti entro un anno egli non riuscisse ad occupare il suo seggio, lo perderà. Insomma, ciò che succederà in futuro è praticamente impossibile da prevedere, ma è certo che l'asilo offerto dal governo di Correa non potrà durare in eterno e le forze dell'ordine britanniche non hanno intenzione di mollare. Tuttavia resta sempre da considerare l'assicurazione, ovvero il famoso file insurance.aes256 contenente importanti informazioni sulla guerra in Afghanistan, del quale Assange tempo fa dichiarò di voler divulgare la chiave di decrittazione, se fosse accaduto qualcosa a lui o ai suoi stretti collaboratori. Ma per adesso bisogna pensare ad un programma convincente che dia seguito alle parole chiave che hanno sempre caratterizzato l'attivismo di colui che è stato capace di divulgare duecentocinquantamila documenti riservati degli Usa. E se ci riuscirà lui, quale sarà il prossimo passo? Chissà, forse vedremo Edward Snowden candidarsi alla Casa Bianca.




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